Quando ancora il Maremmano e l’Abruzzese erano tipi (o razze) distinti, fu fondato nel 1950 a L’Aquila dal Prof. Pischedda il Circolo del Pastore Abruzzese, mentre nel 1953 fu fondato a Brescia il Circolo del Pastore Maremmano, che ebbe come primo Presidente la Dr.ssa Terruzzi.
Il 1 gennaio 1958 entrò in vigore lo standard unificato del Pastore Maremmano Abruzzese redatto dal Prof. Solaro, e da allora l’associazione assunse l’attuale denominazione di Circolo del Pastore Maremmano Abruzzese.
Nel corso della sua storia, il CPMA ha subito alcuni commissariamenti, ma sicuramente, una svolta ed un nuovo corso nella gestione del Circolo del Pastore Maremmano Abruzzese inizia, dopo il commissariamento e le successive elezioni del 1997, con la Presidenza di Sandro Allemand e la segreteria di Graziano Barberini, i quali, unitamente al nuovo consiglio, intraprendono un’azione innovativa per la vita dell’associazione.
L’istituzione del settore lavoro, per la valorizzazione dei soggetti rustici ed il monitoraggio dei cani a lavoro con il gregge negli stazzi della penisola, costituisce sicuramente un punto di novità rispetto ai precedenti anni del CPMA. Una novità che riporta all’antico, alla vera natura del nostro splendido cane. Un ritorno alle origini che, però, ben si amalgama con la volontà di proiettare il Pastore Maremmano Abruzzese nella moderna cinofilia. Infatti, già dall’inizio della nuova consiliatura, il CPMA inizia una forte azione per l’introduzione di una forma di controllo anche delle patologie fisiche e delle deviazioni caratteriali che cominciavano a riscontrarsi a causa di una selezione non sempre attenta, figlia di un forte successo di pubblico incontrato dal Pastore Maremmano Abruzzese nel corso degli anni novanta.
Tale azione sfocia, nel 2002, nel riconoscimento, da parte dell’allora Commissario dell’ENCI, dott. Claudio Pierantoni, dell’obbligatorietà per l’accesso al Campionato Italiano e al Campionato Sociale, del Test Morfologico Caratteriale, una prova di lavoro, preclusa ai soggetti con grado di displasia superiore all’HDB, il cui regolamento era stato elaborato dal CPMA e sottoposto all’attenzione di Viale Corsica.
Nel corso di questi ultimi anni il CPMA ha poi puntato su strumenti di divulgazione e promozione più moderni, con un forte potenziamento del contatto con i soci, dando al sito internet un nuovo taglio, istituendo una newsletter e pubblicando un database sui soggetti sottoposti al controllo della displasia.
La sfida nuova è ora quella di dare rilievo fondamentale alla Commissione Tecnica, sempre troppo poco utilizzata nella storia del CPMA e che deve porsi come organo fondamentale nella vita dell’associazione, con un lavoro costante che dovrà consentire l’organizzazione di eventi di studio, direttive in materia di selezione e il concepimento, per il 2011, del primo Campionato Sociale della storia del CPMA.
Il Consiglio Direttivo sta promuovendo anche un’azione di coordinamento tra i tanti club di tutela della razza attivi in vari Paesi del mondo, raccordo mai veramente cercato e che, invece, dovrebbe portare il circolo italiano ad essere, naturalmente, punto di riferimento delle società specializzate estere, con la volontà di creare in un futuro non remoto, un organismo internazionale di valorizzazione del Pastore Maremmano Abruzzese.
Il Circolo del Pastore Maremmano-Abruzzese, da più un decennio mantiene ferma una linea ben precisa sui propri obiettivi zootecnici.
Dopo anni in cui troppa attenzione era stata riposta all’aspetto espositivo, con un indirizzo di selezione attento alla sola morfologia, erano insorti problemi caratteriali nella nostra razza che aveva creato una pessima fama intorno al maremmano-abruzzese.
L’introduzione di un settore lavoro, con la reintroduzione di cani d’allevamento nel mondo pastorale, al quale si è attinto anche per rinsanguare con linee rustiche, e la creazione del Test Morfo-caratteriale hanno consentito, dal 2000 in poi, un netto recupero dal punto di vista caratteriale, di equilibrio e di gestibilità della razza.
Al mantenimento del buon livello caratteriale raggiunto negli ultimi anni, è ora necessario aggiungere una maggiore omogeneità generale.
Il Circolo, tramite il proprio Comitato Tecnico, tenderà ad emanare circolari per ottenere detta omogeneità, cercando di recuperare in termini di dimorfismo sessuale; si indirizzeranno gli allevatori ad ottenere maschi più potenti e di massa e femmine che siano tali, contenendo un po’ le taglie delle stesse, un po’ troppo importanti negli ultimi anni.
Altro obiettivo sicuramente da conseguire è quello di favorire l’affermazione di cani in tipo anche nei paesi esteri, ove spesso regna la confusione. La costituzione di un organismo sovranazionale con la guida del CPMA, può sicuramente favorire lo scopo.
Testardamente si continuerà a cercare di porre al centro dell’attività associativa il Test Morfo-Caratteriale, i controlli della displasia di anca e gomito, ed il Campionato Sociale. Su questi tre fondamentali punti si basa l’idea del cane che il CPMA vorrebbe: bello, sano, forte ed equilibrato.
In termini numerici, le iscrizioni dei cuccioli è stato negli ultimi anni in costante ascesa, ma sicuramente un’ulteriore incremento potrebbe far conseguire l’importante risultato di sfondare il muro dei 1000 cuccioli iscritti. Ciò consentirebbe un aumento anche dei raduni e delle speciali, verifiche zootecniche fondamentali per la diffusione della razza.