Fa una certa sensazione sapere che l’Eroe dei Due Mondi Giuseppe Garibaldi possedeva un Leonberger!
Ma la vera stagione del Leonberger in Italia nasce nel 1987 con la fondazione del Club Italiano del Leonberger, su iniziativa di Guido Perosino che ne fu anche il primo Presidente, fino al 1995. Lo stesso anno venne organizzato a Bellagio il 1° Campionato Sociale (poi tenutosi ogni anno in diverse località). Fu un grande evento per tutta la cinofilia italiana, mai si erano infatti visti tanti Leonberger in una manifestazione cinofila!
Il Club venne accolto come componente ufficiale della Unione Internazionale che si riuniva annualmente a Leonberg.
Nel 1992 l’Enci riconosce il Club come Società Specializzata, approvandone il lavoro di sviluppo e l'attenzione zootecnica che lo avevano animato, permettendo una maggior consistenza alla selezione e un più alto contenuto tecnico al titolo di Campione Italiano di bellezza. Il Club nomina proprio Presidente Onorario l'anziana Piera Bonazzola Castelli, che per prima, nel 1961, aveva avuto una cucciolata.
L’attività del Club è particolarmente concentrata nella ricerca di regole di allevamento per una vera crescita qualitativa della razza, nello sviluppo “pionieristico” delle Prove di attitudine all'allevamento - PAA (oggi obbligatorie per l'ottenimento del titolo di Campione Italiano di Bellezza), di moderne regole deontologiche e nella promozione delle qualità della razza al fine di incrementarne la conoscenza.
A Guido Perosino sono succeduti: Mario Benedetto, Francesca Mavilla, Lucio Migni e Stefania Bonati.
Oggi la carica è ricoperta da Stéphanie Palumbo, già consigliere dal 2006 e allevatrice della razza da quasi 20 anni.
Il Club Italiano de Leonberger ha fin dalla fondazione posto la massima attenzione alle tematiche zootecniche e di buon allevamento.
Gli obbiettivi di selezione si sono basati, naturalmente, sulla conoscenza della popolazione, sulla valutazione della possibilità di avere una visione dell'allevamento almeno europea, sull'assegnazione di alcune priorità nate dai dati in nostro possesso e dal confronto tra allevatori, con i tecnici e con gli altri Club operanti nell'ambito dell'Unione Internazionale de Leonberger.
Il principale obbiettivo della selezione risulta nel mantenimento di una buona variabilità genetica; questa scelta risulta essere ovvia nel momento in cui è del tutto evidente che si tratta tutt'ora di una popolazione numericamente ridotta, con un numero di accoppiamenti e di nascite limitato. Il controllo della consanguineità è stato sempre accompagnato da una sorta di campagna informativa circa i pericoli legati al restringimento della base genetica e della variabilità. Contemporaneamente, al fine di mantenere il tipo morfologico e la rispondenza della più ampia base possibile di soggetti allo standard di razza si sono impostati possibili piani di accoppiamento basati sia sull'analisi dei pedigree sia sulla conoscenza dei tratti morfo-funzionali tipici e il loro utilizzo per similitudine: ciò lo si è realizzato grazie alla implementazione delle prove di attitudine all'allevamento e alla individuazione di soggetti meritevoli indicati (seppur impropriamente) come riproduttori selezionati.
Nell'ambito di questo lavoro è stato dato il massimo spazio alla limitazione della diffusione delle malattie genetiche classificate come di grande interesse zootecnico e di particolari difetti morfo-funzionali che possono diventare eliminatori rispetto all'allevamento. Le malattie prese in considerazione sono la displasia dell'anca e del gomito, la polineuropatia LPN1. E' in discussione la possibilità di introdurre anche il controllo sulla LPN2.
Per quanto riguarda i difetti morfologici e mentali per i quali è prevista una sorta di esclusione e di "segnalazione" opportunamente utilizzabile dagli allevatori si sono stabiliti limiti e scale di valutazione inseriti nelle schede di valutazione delle PAA; possono in particolare riguardare importati difetti di tipo (sia per caratteri quantitativi sia qualitativi), difetti dentali (è da anni previsto il possesso di una mappa dentaria opportunamente certificata) e mentali rispetto a gravi devianze di carattere e comportamento con attenzione ad atteggiamenti anomali (anche questi presi in considerazione in graduazioni) con particolare riguardo alla timidezza o all'aggressività sia verso gli altri cani sia, naturalmente, verso l'uomo.