Ente Nazionale della Cinofilia ItalianaEnte Nazionale della Cinofilia Italiana

SOCIETÀ AMATORI MASTINO NAPOLETANO

Indirizzo
C/O DE FALCO IOVANE M.-VIA VINELLA 24
80030 SCISCIANO (NA)
Regione: CAM
Contatti
Tel. 081/8441024
Fax 081/8441024
Presidente
DE FALCO IOVANE FRANCESCO
Vice Presidente
SALITO VITO
Consigliere di nomina ENCI
PARMICIANO VINCENZO

Storia


Premesso che la storia del club e la storia della razza, al momento del suo ingresso nella cinofilia ufficiale, quasi si sovrappongono vogliamo ricordare che l’associazione:

  • ha come scopo il miglioramento genetico, lo studio, la valorizzazione, l’incremento e l’utilizzo della razza svolgendo ricerca e verifica affidati dall’ENCI e fornendo i necessari supporti tecnici alla Commissione prevista dal Disciplinare del Libro Genealogico;
  • fornisce periodicamente notizie sulla situazione della razza unitamente agli obiettivi di selezione che intende perseguire;
  • organizza manifestazioni direttamente o in collaborazione con l’ENCI.

La società specializzata nasce nel lontano 1949, sede a Napoli, come SIM, Società italiana del Mastino, (sostituita dalla attuale SAMN (società amatori mastino napoletano nell’anno 1963) con presidente il Dr. Ruggero Soldati, veterinario trevigiano, sino ad arrivare ad oggi. Ma a questo punto è doveroso fare una premessa storica ricordando brevemente che il nostro Mastino fece la sua comparsa ufficiale nel mondo della cinofilia alla EXPO di Napoli il 12/10/1946 tenutasi a Castel dell’Ovo, in quella circostanza furono presentati otto soggetti, grazie all’opera disinteressata di alcuni appassionati quali il succitato Dr. Soldati, il dr. Durante, l’avv. Pacifico il dr. Fratta ed altri personaggi tutti da considerare padri putativi della razza. Giudice di quella mostra post bellica fu il dr. Pierangelo Pesce, che successivamente ne divenne esperto specialista.

A quella EXPO canina era presente lo scrittore e cinologo ticinese Piero Scanziani, che divenne proprietario del primo campione italiano, Guaglione I. Era l’anno 1949, nonché capostipite di una linea storica, quella dell’allevamento di Villanova da cui discese la prima linea di sangue ufficiale, grandissimi sono i meriti di questo personaggio per i soggetti prodotti e per la letteratura che tanto contribuì a diffondere il nostro mastino napoletano in Italia. Accanto a lui altri personaggi nella terra campana, già sopracitati insieme ad altri, tra cui Paolo e Vincenzo Testa con gli affissi di Miranapoli e Montespada, ma anche semplici “mastinari” meritevoli del massimo rispetto: in Toscana Mario Querci di Prato, con l’affisso di Ponzano, a Roma i seguaci di Scanziani che con l’allevamento di Grottaferrata (Soardo e Pascali) catalizzarono attorno a sé la Sig.ra Carla Schianchi Petrilli, l’ing. D. Cecchetti , il veterinario dott. G. Malaspina ed altri, e infine in Lombardia, solo a ricordare il dr. Pasquale Raimondi di Brescia, tutti lavorarono alacremente per il consolidamento della razza.

Il merito di tutti questi personaggi negli anni ‘50 è stato immenso e duraturo nel tempo consentendo una ampia diffusione del nostro cane e dando vita ad una selezione corretta, quasi una riscoperta di questa splendida razza millenaria. Così come Guaglione I divenne il primo campione italiano (allevatore Carmine Puolo), i primi due mastini proclamati campioni internazionali nell’anno 1966 (poi se ne sono succeduti tantissimi a tutt’oggi) furono due suoi diretti discendenti: Ovidio di Grottaferrata, del dr. Renato Soardo, e Olimpia, della Sig.ra Carla Schianchi Petrilli, entrambi di Roma.

Soprattutto è doveroso ricordare che tutte queste persone ma anche quelle non citate nominalmente per motivi di spazio vanno accomunati in un sentito ringraziamento ed un abbraccio ideale! A loro si aggiungeranno tanti altri personaggi dagli anni ’60 a seguire sino ai giorni nostri cui va rivolto un sincero grazie ed un sempiterno ricordo per quelli che ci hanno lasciato ed un impulso a proseguire per i presenti tutti senza distinzione alcuna.

Ma è giusto e doveroso lasciare alla mirabile penna di Piero Scanziani la descrizione di quel 12 ottobre 1946 ( comparsa ufficiale della razza e società specializzata, anche se embrionale andranno di pari passo):

“… si chiamava Guaglione. V’erano otto cani da presa in quella prima mostra partenopea, alcuni grigi come bufariello e zingarella, alcuni neri come leone e catari, moschella era serpata, solo Guaglione, blu, possente e redivivo, lo riconobbi all’istante; era uno dei cento che Paolo Emilio il macedonico aveva portato a Roma al suo trionfo: era il gran cane d’epiro, il figlio degli assiri, nipote dei tibetani, era il Molossus. […] Nello scetticismo generale i competenti non afferravano l’importanza di quel giorno e di quell’incontro, si stava ufficializzando la razza del mastino napoletano. […] Invano mostravo loro Guaglione, parlavo del molosso antico, ridacchiavano di me e della mia enfasi; il più autorevole dei giudici decretò: manca la razza, addirittura manca il cane. La frase parereva vietare ogni rinascia, tuttavia avevo imparato che la vita è imprevedibile e fervida, fuori dalle nostre logiche: ride dei no umani, ride dei e la vita talvolta si china a raccogliere chi pareva reietto e ne fa un sovrano. Guaglione divenne patriarca.”

undefinedCosì in quell’autunno post bellico in quella regione d’Italia, dove ha sede la citta del sole, iniziò l’avventura che tutt’oggi riconosce in Napoli, la culla del nostro cane. Napoli, Prato, Roma, la Toscana, la Campania il Lazio e la Lombardia hanno camminato insieme, non certamente senza contrasti ed incomprensioni ma con l’intento comune del rilancio del mastino napoletano. Esposizioni, cortometraggi, riviste specializzate, tutto ha contribuito alla diffusione: ma non va dimenticato che si era agli inizi con tante problematiche da risolvere e tante strade sconnesse da percorrere.

Le difficoltà incontrate nel primo ventennio di selezione (1949-1969) erano essenzialmente legate alla disomogeneità ed ai problemi genetici che tormentarono i primi allevatori. Il primo problema era fissare ed omogeneizzare il tipo cercando di ottenere riscontri sia tipologici che funzionali, situazioni ambientali, alimentazione e sistemi di crescita migliorati furono elementi favorevoli. Basta osservare volumi di testa, rapporti cranio muso, profondita’del torace, appiombi, ecc. per rendersi conto dei miglioramenti. L’omogeneità della discendenza di Guaglione I° venne evidenziata da Scanziani a fine dei giudizi da lui formulati durante l’EXPO del 1968. (teste, costruzioni, ecc.) Come riferimento bibliografico citiamo il Progetto di Descrizione del Molosso Italiano (Scanziani anni ’50) e la proposta di standard elaborata dal dr. Soldati nel 1965, con annesse misurazioni per sesso in classe libera.

A fine anni ’60, su incarico dell’ENCI, vide la luce lo standard redatto da Cajelli che divenne il tratto continuativo degli anni settanta. Altri allevatori ed appassionati emergevano: oltre al pratese Maro Querci, rammentiamo G. Benelli, L. Agnello ed altri in Toscana, mentre in Campania vanno ricordati Francesco Manno, M. DeFalco (all. del Nolano), don Carlo Simeoli, Paolino Scotti, S. Bilangione, G. Siano, A. Sorbo, M. De Riggi, S. Maria, A. Dilorenzo (all. Alta Fiumara), N. Imbinbo (all. dei Novesoldi) G. Vandoni (all. della Correzzana) il dr. Filippone, don Antonio Ciccarelli ”giaccettella” ed altri.

Per ottemperare ai dettami della FCI del 1987 ,vide la luce il terzo standard ufficiale in data 27/11/1989 redatto dall’arch. Alessandra con il dr. Perricone, presidente del comitato giudici ENCI, modificato ed iscritto al numero 197 il 10/09/1992. Sinteticamente, per gli anni ‘80 e ‘90 e per gli anni duemila rimandiamo alla documentazione ufficiale per affissi e titoli ed alla consultazione alla letteratura recente per motivi di spazio. Come sopra evidenziato con gli anni ’80 a seguire altri appassionati allevatori con affisso o meno proseguiranno l’opera dei “pionieri” nelle varie regioni italiane: in Toscana gli all.ti di Fossombrone e della Rocca di Sopra manterranno la continuità dell’opera di M. Querci prematuramente scomparso, mentre in Campania le nuove leve si affiancheranno ai mastinari storici, ma anche in altre regioni (Lazio,Puglia,Sicilia, ecc.) la presenza divenne notevole.

Dalla costituzione della società specializzata personaggi famosi, giudici , “mastinari doc” e allevatori si sono avvicendati nel consiglio direttivo nel tempo, fornendo ciascuno un contributo notevole per aspetti pratici, scientifici e tecnici. Diverse sono state le iniziative e la diffusione della razza ne ha tratto notevole giovamento.

Oggi che il tipo si è consolidato, e appare necessario, con uno sforzo comune, mantenerlo, favorendo condizioni di salute che consentano un controllo delle eventuali patologie congenite ed acquisite legate anche a possibili fattori ambientali, e cercare di assicurare alla razza una longevità individuale e generale notevole.

Compito importante è quello di favorire programmi di selezione che tengano sempre presente che nel frutto d un accoppiamento entrano a far parte tutti gli ascendenti del maschio e della femmina, tutti pronti a far sentire il loro peso genetico sia in modo dominante che recessivo; è importante un attento esame dell’albero genealogico dei due cani, evitare consanguineità esasperata perché molto spesso ad una eccessiva tipicità si possono associare tare ereditarie. Come detto in altro capitolo, non vanno trascurate attività di screening per patologie osteo articolari, tegumentarie, cardiovascolari e dell’apparato oculare.

Va ricordato che dagli anni ‘90 venne redatto ed inviato gratuitamente a tutti i soci un bollettino ufficiale della SAMN dal titolo “‘O CANE E PRESA”. giunto al n.41. in cui vengono effettuate: comunicazioni, risultati con giudizio e foto delle mostre speciali e dei raduni svoltesi nell’anno, articoli a carattere scientifico e storico.

Riportiamo quanto espresso dall’attuale presidente, sig. Francesco De Falco Iovane, nel corso di una intervista “L’omogeneità del tipo è stata raggiunta e mantenuta, l’obbiettivo attuale è cercare di produrre oltre che cani tipici, anche sani e longevi con funzionalità elevata: non ci scordiamo che il mastino napoletano nasce come cane da guardia” (World Dog Show-2015).

Obiettivi Zootecnici

Attraverso la lettura degli standard succedutisi nel tempo, con un attento esame delle immagini e per chi le ha  vissute “in vivo” avere ben chiaro la tipologia dei soggetti esaminati si può effettuare una analisi comparativa temporale ricercando caratteri comuni e differenziali sostenuto dal tipo del soggetto di ciascun periodo. Ciò premesso si possono aggiungere le seguenti considerazioni:

 

a) l’omogeneità del tipo è stata raggiunta e mantenuta, bisogna cercare di produrre  oltre che cani tipici anche cani sani e longevi con funzionalità elevata;

b) il percorso tipologico di una selezione di razza  è facilitato da un prototipo storico;

c) quello del mastino napoletano  pur affondando in radici storiche antichissime, non ha un punto fisso di riferimento ( basti pensare al prototipo di Guaglione I ed al modello pesante sperduto nelle campagne partenopee, basti ricordare i due concetti di tipo “ cane da pagliaio e cane da corte” che hanno dato vita a due scuole di pensiero, entrambe riferite ad un uso specifico).

 

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d) l’aspetto fisico fondamentale di un mastino napoletano deve essere di deterrente e successivamente deve intervenire la presa;

 

e) la tipologia è una disciplina indispensabile nella zootecnia.

 

 

OBIETTIVI ZOOTECNICI 

 

a) miglioramento genetico:

  •  controllo del fenotipo,
  •  morfologia attitudinale
  •  controllo dello stato di salute (vedi disposizioni ministeriali)

b) aggiornamento nutrizionale

c) riproduzione controllata

d) condizioni ambientali il più possibile ottimali

INFORMATIVA

Rammentiamo il protocollo operativo dell’ENCI per il controllo diagnostico delle patologie genetiche del cane di razza  CTC 11/04/2008 in vigore dal 2009 e per la displasia dell'anca e del gomito il disciplinare DM MIPAF 20688 del 12/03/2002 aggiornato con disciplinare DM MIPAF n.11048 del 07/05/209 (centrali di lettura abilitate dall'ENCI, medici veterinari referenti). Evidenziamo che l' ENCI ha comunicato alla SAMN in data 08/10/2014 con nota protocollo n. 23239 FC/AP/sg avente oggetto ”Requisiti di ammissione alla riproduzione selezionata“ quanto deliberato dal Consiglio direttivo sulla base delle proposte fornite dalla Commissione Tecnica Centrale che ha valutato le proposte pervenute dalle associazioni specializzate di razza. I requisiti sono consultabili nella pagina dedicata alla razza [MISSED LINK], mentre qui di seguito potete trovare quelli di carattere generale.

REQUISITI DI CARATTERE GENERALE

a) ai fini di contenere un eccesso di inbreeding in popolazioni poco numerose, per tutte quelle razze in cui la popolazione ha una numerosità di cuccioli iscritti/anno ai registri genealogici italiani inferiore o uguale a 100:

  • i cuccioli per poter essere convalidati figli di riproduttori selezionati devono avere quattro nonni differenti;
  • il requisito minino morfologico è molto buono sia per i maschi che per le femmine. La qualifica potrà essere ottenuta anche in manifestazioni diverse rispetto ai raduni ed alle speciali, purchè giudicate da giudici specialisti e con in palio il CAC;

b) non possono avere la certificazione di figli di genitori selezionati i cuccioli nati da entrambe i riproduttori con displasia dell’anca di grado C, come regola generale per tutte le razze dove è ammesso anche il grado C di displasia dell’anca.

c) per l’anno in corso si dovrà fare riferimento alle iscrizioni al Libro genealogico riferite al secondo anno precedente (es. per il 2006 l’anno di riferimento è il 2004 a seguire)

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